Di Apostolos Apostolou
Kavafis (1863-1933) è di gran lunga poeta greco più tradotto. La sua opera ha sedotto scrittori e intellettuali in tutto il mondo. Un poema più bello di Kostantinos Kavafis è Itaca. Secondo la Wikipedia il poema Itaca: «..Struggente poesia sul senso della vita concepita come viaggio verso una meta che si raggiungerà dopo lunghe peregrinazioni. Il riferimento mitologico è al celeberrimo viaggio di Ulisse nell’Odissea. Il poeta afferma in questa lirica che non bisogna avere fretta di giungere a destinazione, alla propria “Itaca”, ma bisogna approfittare del viaggio (e quindi della vita) per esplorare il mondo, crescere intellettualmente e ampliare il proprio patrimonio di conoscenze. In ultima analisi, il senso di Itaca è proprio quello di fungere da stimolo per il viaggio, più che da meta da raggiungere e fine a se stessa. “Itaca” è un viaggio nel quale non è importante se la meta è poi deludente. È giusto apprendere il più possibile durante il viaggio, vivere esperienze, tenendo sempre presente il sentimento forte e deciso che porterà a destinazione. E se poi, giungendo ad Itaca, rimerremo delusi poiché non avrà risposto alle nostre aspettative, non saremo tristi. Itaca è stata la meta che ci ha fatto intraprendere il viaggio e la causa di tutte quelle belle esperienze.»
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere d’incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo
né nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti − finalmente, e con che gioia −
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta, piú profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca –
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
(Traduzione di Margherita Dalmàti e Nelo Risi) da “Constantinos Kavafis, Cinquantacinque poesie”, Torino, Einaudi, 1968
Kavafis ha scritto il poema Itaca in seconda persona singolare. All’inizio del poema c’è un desiderio (Quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga), questo desiderio è la prospezione (prospection secondo Roland Barthers e secondo la lingua di semiotica). E la retrospettiva, o rétrospective in lingua di semiotica sono le avventure e le esperienze (fertile in avventure e in esperienze). Il dispositio (captatio/partitio, narratio, confirmatio peroratio) secondo semiologia cioè la disposizione, o l’ordine della materia, è l’avventura, i Lestrigoni e i Ciclopi e insieme i momenti di felici che danno un senso potente, imbattibile, infallibile. (Devi augurarti che la strada sia lunga. Che i mattini d’estate siano tanti quando nei porti − finalmente, e con che gioia − toccherai terra tu per la prima volta: negli empori fenici indugia e acquista madreperle coralli ebano e ambre tutta merce fina, anche profumi penetranti d’ogni sorta, piú profumi inebrianti che puoi, va in molte città egizie impara una quantità di cose dai dotti).
La dénotation, la denotazione, nella poesia di K. Kavafis è la difficoltà della vita. A nessuno piacciono le difficoltà, ma se desideriamo davvero raggiungere i nostri obiettivi, dobbiamo allenarci e sviluppare le possibilità. E le possibilità sono le esperienze, in ogni esperienza, anche nelle più difficili esiste il lato positivo,esiste la potenza creativa, quando non lo vogliamo vedere, è appunto perché noi pensiamo che non ci sia, e non credendoci, non ci sforziamo nemmeno di provare a trovare quel lato positivo che si trasforma automaticamente in volontà. N. Abbagnano sosteneva che le possibilità umane sono già, da questo punto di vista, possibilità realizzate in quanto date o concesse all’uomo dall’essere stesso che tutte le contiene nella loro compiuta realizzazione.
E come diciamo in semiologia le pas a pas il passo dopo passo cioè le code symbolique il codice simbolico è la memoria, che ha come destinatario me ed è formulata con parole che nel frattempo si sono – come per magia – trasformate in arte.(Ecco come la memoria individuale diventa arte e poesia). Avventure e momenti felici, sono memorie e fanne tesoro e ti accompagneranno per tutta la vita, perché saranno gli unici che ti aiuteranno a vivere, lontane da te ma non lontane dalla sua esistenza. La connotation, (secondo semiotica) la connotazione, o quello che diciamo Panfocus, è la memoria.
Kavafis conosceva che la poesia è una forma di memoria, anche che la memoria e la lingua sono due modi del reale, cosi il lavoro della poesia è un gioco fuoco della memoria, – ecco perché K. Kavafis è un poeta storico e insieme un poeta grande – perché se il mio passato ha il dovere di presupporla (la memoria) il mio futuro deve già contenerla. E ogni poema rivendica un posto nella mia memoria, nella mia storia.
Apostolos Apostolou
Docente di Filosofia