Riflessioni personali su “Io non sarò come voi”

Di Massimo Acciai Baggiani

io-non-saro-come-voi-112620Non sono molti i colleghi scrittori, tra quelli che conosco personalmente, ad aver fatto il salto alla grande editoria. Paolo Cammilli è uno di questi. Mio concittadino, quasi mio coetaneo, ha esordito con un best seller quale Maledetta primavera (in origine pubblicato con la Porto Seguro[1], casa editrice da lui fondata nel 2011, poi ripubblicato nel 2014 da Newton Compton) – romanzo che ha avuto importanti riconoscimenti, di vendita e di critica – Paolo ha pubblicato successivamente altri due romanzi – Io non sarò come voi (Sperling & Kupfer, 2015) e Conta fino a dieci (Sperling & Kupfer, 2017) – e, mentre sto scrivendo, sta lavorando al quarto[2]. Paolo non è un autore prolifico, almeno rispetto al sottoscritto o a un autore americano, tuttavia i suoi libri sono densi, complessi, testimoniano una grande meditazione e lavoro di ricerca. I dettagli sono importanti per Paolo; i suoi personaggi sono tridimensionali, vivi, profondi. Il suo stile, che ricorre spesso alla similitudine e alla metafora (generalmente con sfumature comiche), è accattivante e scorrevole. In effetti i suoi libri si leggono in un paio di giorni al massimo; tengono il lettore incollato alle pagine, proprio come un buon thriller.

Chi ritiene che in un libro gli eroi positivi debbano essere ben separati dai cattivi fin dalle prime pagine, probabilmente non apprezzerà Io non sarò come voi. Ne rimarrà disorientato. Qui non ci sono personaggi del tutto buoni o del tutto cattivi, se non sul finale – che sarei tentato di spoilerare (ma mi trattengo). I personaggi sono persone comuni, con le loro contraddizioni e meschinità: i giovani protagonisti vivono quell’età ancora in bilico tra la scelta del Bene e del Male, influenzati (probabilmente troppo) dalle loro compagnie e dal loro breve vissuto, ostaggi degli ormoni, con una personalità ancora in fieri. Io non sarò come voi si può definire un romanzo di formazione, in cui i personaggi cambiano, prendono decisioni importanti che determineranno il loro destino e quello altrui.

La storia, mi ha confidato l’autore, nasce da uno dei tanti fatti di cronaca che purtroppo riempiono i quotidiani. Si tratta di uno stupro di branco: una ragazzina viene violentata da “amici”, coetanei che lei conosceva bene. Una storia squallida, banale perfino nel suo orrore, che nelle mani di Paolo diventa lo spunto per una riflessione molto profonda – a dispetto dello stile spesso ironico e scanzonato – sull’animo umano, sul conformismo, sul sacrificio.

Protagonista è Fabio Arricò, un sedicenne un po’ sfigato che per tutto il romanzo ci appare, almeno a me, piuttosto ambiguo. Un antieroe. Fabio vive i problemi e le insicurezze di molti adolescenti di qualsiasi epoca storica (si parla di una generazione avanti rispetto alla mia o a quella di Paolo, ma potrebbe essere anche una storia del passato), che non sanno imporre la propria volontà, subiscono passivamente le idee del branco, anche quando la situazione sfugge di mano e rischia di provocare delle tragedie (vedi la scena del lancio di sassi dal cavalcavia[3] o quella in cui uno dei loro amici rischia di finire affogato). Personalmente ho vissuto un’adolescenza piuttosto anomala e solitaria, estranea alle dinamiche del gruppo di amici (vivevo molto nel mio mondo, mi vedevo con pochi amici, singolarmente), quindi non mi riconosco a pieno nella storia, e non sono nemmeno molto d’accordo con una mia amica che sostiene che a quell’età non si ha un’identità pienamente sviluppata e perciò «si ha bisogno del gruppo» (nel mio caso non è stato così): tuttavia ho letto con una certa trepidazione la vicenda che, come un meccanismo ben congegnato (come si dice debba essere un romanzo che funziona), conduce al precipitare degli eventi e allo scioglimento finale.

Questo è insomma soprattutto un romanzo psicologico, anche se non mancano l’azione e i colpi di scena. Il desiderio di vendetta di Fabio verso Caterina, colpevole di averlo “snobbato” pur conoscendo il suo “amore” (difficile definirlo tale, sfugge a una definizione netta), è in fondo il desiderio di rivalsa del ragazzo comune verso chi appartiene a una classe sociale superiore, ma non è solo questo: nell’amodio (amore + odio) di Fabio c’è molto di più. Non meno complessa e ambivalente è la protagonista femminile, Caterina Valenti, così come i suoi sentimenti verso Fabio. Il lettore può trovare spiazzanti certi cambi improvvisi di umore, ma così sono le persone reali: angeli e demoni nello stesso corpo, codardi e «valorosi», teneri e feroci. Tutti noi, se ci trovassimo in determinate circostanze, potremo rivelarci eroi o mostri: questa è la mia lettura. Tutti noi siamo chiamati a scegliere il Bene o il Male, ed è soltanto una nostra prerogativa umana: questo a mio parere il messaggio del romanzo. Un libro che rimane impresso a lungo nella memoria.

Firenze, 24 aprile 2020

Bibliografia

Cammilli P., Io non sarò come voi, Milano, Sperling & Kupfer, 2015.

Note

[1] Presso cui svolgo attività di editor e impaginatore, e con cui ho pubblicato cinque miei libri negli ultimi tre anni.

[2] Ambientato in un campo profughi mediorentale.

[3] Anche questa pratica riempiva le pagine di cronaca, soprattutto negli anni Novanta, per alcune tragedie.

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