Anarchia marziana

Di Massimo Acciai Baggiani

La fantascienza parla spesso di politica, situando nel futuro prossimo o remoto antichi sistemi di governo (penso all’Impero Galattico di Asimov) o nuove utopie e/o distopie (si vedano quelle di Aldous Huxley, di Ray Bradbury e di George Orwell, per fare esempi celebri). Nelle mie letture però raramente avevo trovato riferimenti espliciti all’anarchia in toni positivi. A fare l’apologia di questa visione del mondo – con cui mi trovo pienamente d’accordo – è un personaggio di un racconto di Stanley G. Weinbaum (1900-1935), autore statunitense importante quanto sfortunato: il racconto in questione si intitola Marte: la seconda odissea e fa parte di una serie di racconti contenuti in un’antologia apparsa in Italia col titolo di Un’odissea marziana.

Siamo in un improbabile (per noi uomini del Duemila) XXII secolo, quando l’umanità sta colonizzando i principali pianeti e satelliti del Sistema Solare (Marte, Venere, Urano, Io…). Dirò subito che, guarda caso, tutti i suddetti corpi celesti hanno un’atmosfera respirabile e una pressione simile a quella terrestre. Anche le temperature, almeno in certe zone, sono compatibili con la vita umana, ed esiste anche una vita autoctona che in qualche caso risulta poi intelligente, anche se aliena e con un intelletto diverso da quello umano. C’è da divertirsi, se non si bada troppo alla verosimiglianza scientifica (ma consideriamo che negli anni Trenta la stessa scienza ufficiale ne sapeva ancora ben poco dei pianeti a noi vicini…). Un bel libro, insomma, una pietra miliare per la storia del genere fantascientifico, scorrevole e pieno di invenzioni fantastiche.

Veniamo al dialogo a cui accennavo, quello in cui si parla di anarchia[1]. Sulla Terra esistono, in questo futuro immaginato da Weinbaum, tre sistemi politici: autarchia, democrazia e comunismo. L’anarchia sulla Terra non è mai stata tentata (o comunque, aggiungo io, non ha mai funzionato) perché – secondo Jarvis (l’esploratore protagonista del racconto) – i marziani (dalla strana forma di struzzi estremamente intelligenti) a differenza dei terrestri sono abbastanza evoluti per permettersi di non avere bisogno di un governo:

«Bè, quando si arriva al sodo […] l’anarchia è la forma di governo ideale, se funziona. Emerson diceva che il governo migliore è quello che governa meno, e lo sosteneva anche George Phillips; e anche Washington, mi pare. E non può esistere una forma di governo che governi meno dell’anarchia, che è l’assenza di un governo.»

Il comandante della spedizione ribatte perplesso, perfino indignato all’idea di un popolo intelligente che pratichi l’anarchia:

«Ma è contro natura! […] Perfino le tribù selvagge hanno un capo. Persino un branco di lupi ce l’ha.»

Pronta la risposta di Jarvis:

«In una razza perfetta non ce ne sarebbe affatto bisogno. Il governo è l’ammissione del fatto che c’è bisogno di leggi per tenere a freno gli individui antisociali. Se non ci fossero antisociali, non ci sarebbe bisogno delle leggi o della polizia.»

L’obiezione del comandante è lapidaria ma significativa (e fa andare il sangue alla testa a un anarchico pacifista come me), tuttavia anche questa trova una risposta più che valida nelle parole del saggio Jarvis (bravo!):

«Ma il governo sarebbe necessario! E i lavori pubblici, le guerre, le tasse?»

«Niente guerre su Marte […]. La popolazione è poco numerosa e molto dispersa. Inoltre, per far funzionare il sistema dei canali occorre la collaborazione di ogni comunità. Niente tasse, perché, evidentemente, tutti gli individui cooperano per costruire le opere pubbliche. Niente concorrenza che causi difficoltà, perché chiunque può prendersi quel che gli occorre. Come ho detto, in una razza perfetta, il governo è assolutamente inutile.»

Il comandante chiude il discorso con parole sprezzanti:

«Ma l’anarchia […] è logico che sia apparsa su un mondo piccolo e mezzo morto come Marte!»

E siamo nel 1935 (l’anno di morte di Weinbaum), in pieno nazismo. Solo tre anni prima era uscito Il mondo nuovo di Aldous Huxley, una distopia (così vicina all’utopia) in cui c’è sì un governo (mondiale per giunta) ma non ci sono né guerre né tasse. Due società simili e diverse, che forse non si realizzeranno mai sul nostro pianeta, in particolare il modello marziano. Pure sostengo, da anni ormai, che l’Uomo dovrà evolversi anch’esso verso un mondo più giusto, privo di guerre, di nazionalismi e di autoritarismo, se vorrà evitare l’estinzione. Ce la farà in tempo? Io rimango ottimista nonostante le tragedie che ci circondano, soprattutto in questo momento storico.

Firenze, 27 novembre 2023

Bibliografia Weinbaum S. G., Un’odissea marziana, Bologna, Libra, 1982.


[1] Cfr. Weinbaum S. G., Un’odissea marziana, Bologna, Libra, 1982, pp. 70-72.

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