Intervista ad Antonella Bausi

A cura di Massimo Acciai Baggiani

In attesa della presentazione del libro di Antonella Bausi “Pillole fiorentine” (Setteponti edizioni, 2022), mercoledì 12 ottobre 2022 (ore 18) presso la libreria Salvemini di Firenze, una breve intervista all’autrice rilasciata tramite mail. Ringrazio Antonella per la disponibilità, ci vediamo dal vivo il 12.

Ci puoi parlare della genesi del libro?

Il libro nasce dalla mia passione per Firenze, una passione a 360 gradi. Firenze non è solo storia, o meglio, la storia a Firenze pervade ogni campo. Io ho voluto, come ho scritto pure nella premessa, raccontare episodi, che magari molti conoscono, ma che forse sono stati messi da una parte e raccontarli in un certo modo, come dei piccoli schizzi che servono a dare subito un colpo d’occhio alla vicenda, ovviamente un colpo d’occhio esaustivo.

L’idea è partita da una serie di post che avevo pubblicato nei gruppi che si occupano di Firenze e di storia fiorentina, vista l’accoglienza che questi racconti ricevevano. Ovviamente, ho dovuto riadattare i post perché ciò che va bene per facebook non può andar bene per un libro.

Qual è il tuo rapporto con Firenze?

Il mio rapporto con Firenze è viscerale e risale diciamo così, alla notte dei tempi, o meglio al momento in cui mio padre ha iniziato a portarmi a giro per la città ed a narramene le storie… le storie, non la storia, sia chiaro, perché ai bambini devono essere narrate le storie, che poi essi, crescendo riusciranno ad organizzare sistematicamente in appositi luoghi spazio/temporali.

Credo che l’amore che provo per Firenze, lo si ritrovi facilmente in ogni mio scritto, un amore che non è cecità, ma fatto di obbiettività e constatazioni vere, non di fantasie di bambina.

Quali sono secondo te i vizi e i pregi dei fiorentini di oggi e di ieri?

Il fiorentino, ed io mi ci metto dentro, si sente sempre Il Migliore, è innegabile. D’altronde cresci in mezzo alla bellezza, da quando hai l’età per comprendere ti senti ripetere che mai in nessun luogo ‘è stata una fioritura d’ingegni così grande, è normale che ci si senta la quint’essenza del mondo. Quindi direi che siamo orgogliosi, un po’ spocchiosi, portiamo avanti questa nostra superiorità culturale come un mantello prezioso e… sì… guardiamo gli atri un po’ dall’alto in basso. Inoltre siamo, rissosi, polemici, in guerra sempre tutti contro tutto, e non per nulla Bargellini era solito dire che per mettere d’accordo i fiorentini ci vuole una calamità che allora diamo il meglio di noi stessi in fatto di altruismo e cooperazione, poi passato il momento…si ritorna a questionare su tutto. Probabilmente è il DNA etrusco…

Poi c’è questo maledetto vizio di prendere in giro gli altri, specialmente chi non è pronto di lingua e di cervello, ma per forza, sappiamo di essere intelligenti e ciò ci fa diventare ingiusti

Anche in passato i fiorentini sono stati tacciati di ogni vizio… lussuriosi, avari, superbi, almeno stando a ciò che dice Dante, ma io credo che davvero si abbia sempre avuto in noi la tendenza al bello, al sublime, unita a certi altri impulsi meno nobili e da qui forse viene la nostra unicità.

È possibile colmare il gap culturale che ci separa da persone vissute in un passato così remoto e comprenderne a fondo il pensiero e la visione del mondo?

Il gap culturale, credo sia impossibile colmarlo, ma comprenderne certe visioni del mondo, beh si può tentare di farlo, anzi è necessario, altrimenti si rischia di giudicare con un metro che non è quello giusto. Nessuno di noi ha adesso una visione teocentrica, l’illuminismo e la rivoluzione scientifica hanno cambiato per sempre il nostro modo di vedere le cose e certi comportamenti sociali sono adesso stigmatizzati, quindi io credo che ogni personaggio storico ed ogni episodio storico vadano collocati nel loro momento. 

Nel libro fai spesso riferimento a Dante e alla Commedia: qual è il tuo rapporto con la figura del grande Poeta?

Dante, è entrato a far parte di me, fin da quando ero piccola. Sicuramente perché nella mia famiglia era, per così dire di casa, vuoi per gli studi fatti, vuoi perché Dante ha sempre fatto parte del bagaglio culturale di noi fiorentini, anche di quelli delle classi più umili.

Mio padre era solito citare Dante ad ogni piè sospinto e nei nostri giri cittadini, era solito leggermi le lapidi che ne riportavano le terzine ed ovviamente spiegarmele.

Quindi per me non è stato affatto uno sforzo comprenderlo e quando l’ho affrontato a scuola, ero già, per così dire in confidenza con lui e con la sua vita.  

Perché ci sono tanti fiorentini all’inferno?

Proprio perché i fiorentini erano ricchi (è il caso di dirlo) di quei peccati che Dante, e la morale del tempo, tanto stigmatizzava. Inoltre molti di quelli che si trovano all’inferno non erano precisamente molto amati dal poeta che si è tolto la soddisfazione di metterli lì, trovando anche il modo di pronunciare tremende invettive contro la sua città tanto amata, ma anche tanto esecrata.

Ovviamente ci sono anche persone care a lui, come Brunetto Latini, ma allora la sodomia era vista come un vizio capitale e Firenze era famosa per esserne una delle sedi.

Se fosse possibile viaggiare a ritroso nel tempo con la macchina di Wells, visiteresti di persona la Firenze del passato? Quale epoca sceglieresti?

È difficile scegliere, ogni epoca ha il suo fascino… certo una puntata nella Firenze di Dante o del Magnifico Lorenzo, sarebbe una splendida esperienza.

Ci puoi dire qualcosa anche del tuo precedente libro sulla famiglia degli Abati?

Il libro sugli Abati, è stata una ricerca su un qualcosa di sfuggente, e siccome sono testarda, mi sono incaponita nella ricerca, riuscendo a togliere la polvere ad una famiglia antichissima, ma non troppo onesta e quindi condannata alla damnatio memoriae. E sono contenta se un po’ di luce su di loro è stata fatta, anche perché è ormai sicuro che essi siano il casato materno di Dante.

Progetti per il futuro?

I progetti sono… a breve l’uscita del prossimo libro “Pillole Medicee”, bozzetti su molti personaggi della famiglia Medici, un altro libro che si dovrebbe intitolare “Passeggiate fiorentine”, dove ad ogni luogo è collegata una o più storie cittadine e poi un libro sulle donne di casa Medici, visto però dalla parte femminile.

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