Alcune considerazioni sul Valenx e una breve poesia

Di Massimo Acciai Baggiani

La notizia della nascita di questa nuova lingua artificiale, nel 2023, non è passata inosservata alla stampa nazionale, soprattutto per la giovane età del glottoteta: uno studente fiorentino di sedici anni (io alla sua età mi limitavo a scrivere poesie, le lingue inventate sarebbero arrivate decenni dopo…). La notizia mi ha incuriosito e per la modica cifra di 4,96 euro (più spese di spedizione) ho acquistato su Amazon il libro di Giulio Ferrarese, autopubblicato e venduto a prezzo popolare perché guadagnarci non è lo scopo dell’autore, come dichiarato da lui stesso.

Ferrarese ha creato un idioma che pesca molto dal latino, studiato al liceo (lo si vede nelle terminazioni dei casi), ma che non deve quasi nulla all’Esperanto, lingua artificiale ben più antica e diffusa. D’altra parte il Valenx (“lingua dei libri”) non si pone come qualcosa di più di un gioco intellettuale, anche se il vocabolario di tremila parole che occupa quasi tutto il volume Valenx, una nuova lingua permette di comprendere un testo scritto in tale lingua (peccato l’autore non abbia inserito anche una sezione di vocabolario italiano-valenx, sarebbe stato più comodo usarlo anche per tradurre o scrivere testi originali…).

Il Valenx viene presentato come «una lingua nominativo-accusativa che fa uso di declinazioni e ha un sistema verbale agglutinante» (dalla quarta di copertina): il Ferrarese mostra di padroneggiare bene la materia linguistica; lo si vede nelle traduzioni letterali delle frasi che porta ad esempio, con l’uso di suffissi e affissi, e nella costruzione che ricalca, come abbiamo detto, il latino ma non solo; sento infatti l’influsso di lingue esotiche. Il giovane glottoteta ha anche una passione per la fisica; si nota non a caso una certa razionalità nella lingua, quasi priva di irregolarità (e questo l’accomuna all’Esperanto, che ne è del tutto privo).

Riguardo al lessico, che rivela una lingua a priori, una nota curiosa sull’etimologia e un omaggio al grande Tolkien, pure lui glottoteta: “viaggiare” in Valenx si dice “Hobbit”.

Insomma, un bel lavoro, penalizzato purtroppo da una pessima impaginazione e da diversi refusi: il Valenx “funzionerebbe” come lingua viva, fuori cioè dai libri da cui trae il suo nome? Ai posteri l’ardua sentenza, certo il sistema fonetico non è dei più semplici, nel frattempo mi sono dilettato a scrivere qualche verso surreale-apocalittica, con la speranza di entrare in contatto un giorno col collega glottoteta per un’occhiata alla mia composizione estemporanea e per farmi spiegare come si pronuncia…

Telos  

Hokori irma jharenam
Jhujee, rinthu telotu
Deotes lagris
A akotum.
Buio  

Polvere lava la superficie
Gradualmente, rito oscuro
Di un meccanismo pallido
Tra i colori.

Firenze, 18 ottobre 2023

Bibliografia

Ferrarese G., Valenx, una nuova lingua, ilmiolibro.it, 2023.

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