Massimo Acciai Baggiani ed Emanuele Martinuzzi leggono poesie da “Cinque amici in versi”

Massimo Acciai ed Emanuele Martinuzzi leggono tre poesie da “Cinque amici in versi” al XXVII incontro nazionale artisti A&A di Marzia Carocci, Firenze, Teatro di Cestello, 11 novembre 2023

Omaggio a Simonetta Della Scala

Massimo Acciai Baggiani legge le sue poesie “Alla mia amica” e “La cometa di Halley” durante il XXVI incontro di Autori & Amici di Marzia Carocci. Firenze, Teatro del Cestello, 11 giugno 2023.

Per la mia amica

Solo tre giorni fa
parlavi di mettere le fragoline di bosco
nel tuo bel giardino primaverile,
e adesso non sei più.

Tre giorni fa
prendevamo il caffè sotto al gazebo
nel tuo bel giardino fiorito
con le margheritine e i tuoi gatti
chiacchierando di tanti progetti
e adesso son qui che piango.

Hai tanto amato e tanto sofferto
nella breve stagione della vita,
e io a chiedermi ancora il perché
e il come e il dove e il cosa…
domande vane
a cui la mia filosofia non trova pace.

E tutto il resto, perplesso, tace.

Lei era pura, lei era innocente, e io ancora incredulo a farmi domande.

La cometa di Halley

Non andremo più a Bilancino
a vedere la cometa di Halley,
mano nella mano, come bambini,
sulla riva ghiaiosa.
Ci andrò – forse – da solo
ricordando il tuo dolce viso
e in me nascerà un triste sorriso.
Non verrò più a trovare i tuoi gatti,
né a prendere il caffè d’estate in giardino.
Un giardino più bello ti aspetta,
amica mia, in eterno meriggiare.
La cometa non ha vòlto ancora il cammino
e si trova nello spazio profondo,
ben lontano dal nostro basso mondo
a un passo dal tuo e mio pensiero.
Corri cometa nel cosmo infinito:
noi ti vedemmo bambini
stretti nei nostri umani confini.

Mare di nubi

Misto di arancione e azzurro
nel cielo sopra Compiobbi.

Nubi si accavallano sopra i nostri pensieri,
alte nel cielo
i loro sogni dorati
sono un balsamo per il nostro animo inquieto.

Il fiume scorre placido
verso il nostro futuro, ignoto
tra mille increspature e riflessi.

Tacciono le tempeste del cuore
all’imbrunire
ed è un dolce sentire.

Massimo Acciai Baggiani, Italo Magnelli
Compiobbi, 16 brumaio ‘31 (6 novembre 2022)

Foto di Massimo Acciai Baggiani

Tre poesie di Alessandra Pennetta

Apri la porta

Apri la porta 

Sono sulla soglia

L’aria brucia

Il mio corpo non è infinito

Sento che ci sei e stai bevendo 

Sento il tuo passo fresco

Più forte mi stringo alla tua porta

più ti sento. Ancheggi

Stringerei i tuoi fianchi

Sei il centro del mondo

Io sono il mondo. E brucio per te

(attestato di merito nella XXV edizione del Premio Letterario Internazionale Trofeo Penna d’Autore 2021)

La cena

Lei ha fame e 

la bocca spalancata

Cammina su di lui

che non protesta

Lui le ha preparato la cena

Lei ha una finestra scura 

senza tende

Lui ha 

un candeliere, il fuoco dentro e

un’adorazione per lei 


(finalista nell’VIII edizione del Premio Accademico Internazionale di Poesia e Arte Contemporanea Apollo Dionisiaco 2021)

Imeros

Mi hai ubriacato

tu, proprio tu 

che a tavola bevi solo acqua

con le tue guance rosse

i tuoi capelli rossi

i tuoi occhi rossi

la tua lingua rossa

Nella tua bocca astemia

ho messo un chicco d’uva rossa  

e sei diventata vite



(segnalazione speciale nella XVII edizione del Concorso Nazionale di Poesia Fiori d’Inverno 2021)

Alessandra Pennetta (Padova, 16 Novembre 1971). Ha iniziato a scrivere nel 2018. In Italia sono state pubblicate sue poesie su Grado Zero, Frammenti, Tam Tam Bum Bum, Lido dell’Anima, L’Irrequieto, Poetarum Silva, Amado Mio, Il Grimorio del Fantastico, L’Altro Femminile, Radura Poetica, Neobar, Hook Literary Magazine, Inverso – Giornale di Poesia, Larosainpiu, nelle antologie Ecce Homo e Transiti Poetici e nelle antologie dei Premi Città di Montegrotto Terme (ed. 2019), Città di Melegnano (ed. 2019), Apollo Dionisiaco (ed. 2021) e Trofeo Penna d’Autore (ed. 2021). All’estero sue poesie sono state tradotte e pubblicate su Centro Cultural Tina Modotti (Venezuela), Oltart (Romania) e Azahar (Spagna). Nel 2021 è’ stata finalista nell’VIII edizione del Premio Apollo Dionisiaco con la poesia “La cena”, ha ricevuto un Attestato di Merito nella XXV edizione del Premio Letterario Internazionale Trofeo Penna d’Autore per la poesia “Apri la porta” e una segnazione speciale nella XVII edizione del Concorso Nazionale di Poesia Fiori d’Inverno per la poesia “Imeros”.

Not my cup of tea

Di Massimo Acciai Baggiani

Foto di Italo Magnelli

I poeti, quelli veri,
che passeggino tra acanti o limoni
parlano il loro linguaggio speciale
e apprendono bene dai loro maestri.
I poeti, quelli veri,
hanno orecchio musicale;
per la metrica e la rima
hanno un senso mica male.
Anche quelli che ignorano,
i nomi greci dei loro strumenti
li sanno usare da veri portenti.
Il poeta si diverte,
ma sa le regole del gioco:
il poeta è un bimbo triste
che beve le proprie lacrime
come nettare dolcissimo.
E come un gatto vuole attenzione,
anche se chiuso sta nella sua torre.
I poeti, quelli veri,
si conoscono tra loro:
rivaleggiano e son buffi.

No, non è nelle mie corde,
non è la mia tazza di tè
e nemmeno il mio forte
scriver versi con tutti i crismi:
lascio quest’arte
a chi legge classici e moderni,
e li ama, e li imita, e li fa propri.
Io sì mi commuovo
davanti a un tramonto,
ma non…

Firenze, 3 piovoso ’29 (22 gennaio 2021)

No es mi taza de té

Los poetas, los verdaderos,
que pasean entre acantos o limoneros
hablan su lenguaje especial
y aprenden bien de sus maestros.
Los poetas, los verdaderos,
tienen oído musical;
para la métrica y la rima
tienen buen oído.
Incluso los que ignoran
los nombres griegos de sus instrumentos
Pueden usarlos muy bien.
El poeta se divierte,
pero conoce las reglas del juego:
el poeta es un niño triste
que bebe sus propias lágrimas
como un néctar dulcísimo.
Y como un gato quiere atención,
aunque esté encerrado en su torre.
Los poetas, los verdaderos,
se conocen entre sí:
compiten y son graciosos.

No, no es mi estilo,
no es mi taza de té
y ni siquiera mi fuerte
escribir versos buenos:
dejo este arte
a quien lee clásicos y modernos,
y los ama, y los imita, y los hace suyos.
yo sí me conmuevo
ante una puesta del sol,
pero yo no…

Grazie a Miriam Reyes

Come navi oltre l’orizzonte

Di Federica Milella


Mare fanciullo,
scherzi, spruzzi, schizzi.
Sulla battigia, come le onde dispettose
capovolgono mille conchiglie tintinnanti,
giocava vivace insieme ai bambini.
Poi si quietava,
bagni, tuffi, sole e risate.
Cresceva, smanioso, irrequieto,
come la marea influenzata dalla luna.
Calmo ci accompagnava al largo, col patino,
nascondendo, a occhi indiscreti,
la nostra adolescente intimità;
poi si faceva mosso
e impavidi volavamo divertiti,
su imprudenti cavalloni sicuri.
Ci siamo persi, da grandi,
come navi oltre l’orizzonte.
Donne lontane a prendere il sole,
Uomini, pochi, distanti anche loro.
Un mare con la spuma imbiancata,
da un tempo cocciuto, ostinato,
che non rallenta,
che ci ha separati, invecchiati,
scacciati da quel caldo ricordo
di un mare bambino.

Riflessione critica e domanda a Massimo Acciai Baggiani di Giuseppe Macauda

Evento su Zoom del 17 luglio 2020 – Effetti di natura in versi e narrazioni
[Vedi video su Youtube, dal minuto 6.30]
[articolo su Controluce.it]

Ascoltando il suo intervento a Palazzo dei Medici di Firenze, in occasione della presentazione del numero 106 della rivista «L’area di Broca», ho avuto modo di apprendere la sua passione per la narrativa e che nel passato ha scritto poesie spinto dall’ispirazione del momento o dalla voglia di esternare un pensiero su un tema sociale importante, senza un vero progetto poetico. È questo il caso del Lamento del migrante. In quell’occasione affermò anche di aver dato, nel 2018, l’addio alla poesia per dedicarsi completamente alla narrativa. Ora, siccome quando a Sappada scrive «Seduto su una roccia ho raccolto il respiro del monte» o a Pratolino «Il fragore dell’acqua riporta il mio cuore alla vita« e «Nei suoni del bosco la vera entità di tutti i fenomeni» emerge un raffinato lirismo capace di emozionare ogni sensibile lettore, Le chiedo perché vuole escludere la convivenza tra poesia e narrativa, visto che, in fondo, appartengono a due vene diverse che pescano nello stesso cuore…

reading prato 2017RISPOSTA: Innanzitutto la ringrazio per le belle parole e per il ricordo di quell’incontro che, in questo tempo di Covid che ha messo un freno a eventi artistici in presenza, pare così lontano. Lamento del migrante, scritto sotto la pressione dei drammatici eventi di attualità, è ufficialmente l’ultima mia poesia, anche se ne ho scritte poi poche altre, strettamente private, senza comunque considerarmi più “poeta”: questo semplicemente perché poeta è per me una persona più coinvolta con la poesia che con la prosa, che di poesia ne ha letta molta e non l’ha solo prodotta, che ragiona in modo “poetico”. Poesia e narrativa non si escludono affatto a vicenda, ben inteso, anzi si può trovare l’una nell’altra e viceversa, e sono d’accordo sull’origine comune dallo stesso cuore, anche se seguono regole formali diverse, di metrica e di retorica. Poesia e narrativa possono occupare uguale spazio nella produzione di un artista – si può essere poeti e scrittori eccellenti allo stesso tempo – ma non è il mio caso, non ritengo di essermi applicato in egual misura ai due campi artistici. Comunque la poesia resta una parte importante della mia produzione passata e ritengo che la poesia non sia solo quella che si trova nei libri: anche un tramonto che accende una cima brulla, lo sguardo misterioso di un gatto, una vecchia canzone dei Pooh, il sorriso della donna amata sono poesie allo stato puro, se si sanno cogliere con la giusta sensibilità.

LAMENTO DEL MIGRANTE

Anch’io sono migrante:
i miei geni ricordano
le cacce alla belva africana,
nella savana,
coi compagni ominidi
e la loro vita di cristallo.
Non ho senso di appartenenza:
le mie radici non sono nel passato
bensì nel futuro,
quando non saranno più
tribù
fratricide
ma uomini e donne
liberi dai pregiudizi.
Sì, la mia patria è il futuro:
l’ho visitato con l’immaginazione.
È un posto bellissimo,
costantemente m’avvicino
ma dispero tornare a casa.

Firenze, giorno dell’Opinione del ’26 (20 settembre 2018)
Scritta appositamente per l’incontro di Marzia Carocci del 22 settembre.

IMPRESSIONI DI VENDEMMIAIO

Qui.
Ora.
Nei suoni del bosco,
in un cerbiatto che salta veloce,
in una coppia che spinge un passeggino sul sentiero,
ne fango memore dell’ultimo nubifragio,
nelle lame di luce tra i fusti, tra le foglie,
nell’odore di terra umida,
nell’ultima domenica di ora legale,
in questo autunno estivo,
in questa estate che non vuol morire,
la vera entità di tutti i fenomeni.

Villa Demidoff, Pratolino, 28 vendemmiaio dell’anno 223 (19 ottobre 2014)

LE CASCATELLE

Il fragore insistente dell’acqua
che rode pian piano la roccia
riporta il mio cuore alla vita,
riempie le orecchie mai stanche.
L’estate arroventa l’asfalto
ma qui si conserva l’autunno:
mi poso su un masso cortese,
raccolto il respiro del monte.

Sappada, Cascatelle, 12 termidoro ’25 (30 luglio 2017)

Blanka luno / Luna bianca

Massimo Acciai Baggiani legge “Blanka luno” (Luna bianca) di Margherita Pirri. Traduzione in Esperanto di Massimo Acciai Baggiani. Video di Massimo Acciai Baggiani.

Massimo Acciai Baggiani legas “Blanka luno” (Luna bianca) de Margherita Pirri. Traduko al Esperanto de Massimo Acciai Baggiani. Video de Massimo Acciai Baggiani.

Qui si può ascoltare la canzone in italiano.

LUNA BIANCA-BLANKA LUNO