Un thriller caraibico

Di Massimo Acciai Baggiani

Di recente mi è stata donata una copia di un thriller da una mia allieva del laboratorio di scrittura che tengo qui a Firenze, la cui identità si cela sotto lo pseudonimo di Clara J.Vanni. Il thriller in questione si intitola Il caso MiTech ed è ambientato sotto il sole dei Caraibi, nell’isola di Santo Domingo: un’ambientazione idilliaca per un viaggio aziendale che si trasforma in una trappola in cui si trova convolta una dei due protagonisti del romanzo, Claudia, agente di viaggio fiorentina. L’altro protagonista si chiama Frans e lavora all’ambasciata italiana; i due punti di vista si alternano e le rispettive storie scorrono parallele, con lo sfasamento di alcuni giorni, in un crescendo di suspense verso la soluzione dell’enigma: una misteriosa sparizione.

L’intrigo internazionale è narrato con grande perizia e i capitoli si intrecciano in un meccanismo di grande precisione. Da leggere.

Firenze, 11 dicembre 2022

Bibliografia

Vanni J.C., Il caso MiTech, Firenze, Assopiù, 2022.

E’ uscito “Sempre a est” con Delos!

Sempre a est
Faligi, 2011 (1a ed.), Delos, 2022 (2a ed., e-book)

Hynreck è un pacifico taglialegna che conduce una vita tranquilla e solitaria. Unica sua compagnia; Saj, un surypanta femmina, animale domestico dotato di poteri telepatici: può mostrare al padrone tutto ciò che i suoi occhi hanno visto durante la sua lunghissima esistenza. Un giorno la sua compagna gli viene sottratta con l’inganno da un mago che “colleziona” surypanta e il nostro insolito eroe parte subito al recupero, affrontando insieme a due fanciulle, Linda e Sara, la cui ricerca s’intreccia con la sua, un difficile e rischioso viaggio ricco di imprevisti ed avventure, per terra e per mare, seguendo la guida degli esagrammi dei Ching, fino allo scontro finale. Il finale, a sorpresa, mostra l’intera storia da un punto di vista totalmente inatteso.

Mare di nubi

Misto di arancione e azzurro
nel cielo sopra Compiobbi.

Nubi si accavallano sopra i nostri pensieri,
alte nel cielo
i loro sogni dorati
sono un balsamo per il nostro animo inquieto.

Il fiume scorre placido
verso il nostro futuro, ignoto
tra mille increspature e riflessi.

Tacciono le tempeste del cuore
all’imbrunire
ed è un dolce sentire.

Massimo Acciai Baggiani, Italo Magnelli
Compiobbi, 16 brumaio ‘31 (6 novembre 2022)

Foto di Massimo Acciai Baggiani

I Pooh e la narrativa

Di Massimo Acciai Baggiani

A quasi due anni dalla scomparsa dell’ex Pooh Stefano D’Orazio, causa Covid, ho affrontato, con un certo scetticismo, il suo romanzo postumo Tsunami, insieme al romanzo dell’amico, e pure lui ex Pooh, Roby Facchinetti, Katy per sempre. Il mio scetticismo era dovuto al fatto che spesso chi eccelle in una branca artistica raramente raggiunge certe vette in un’altra. Dopo la lettura di questi due romanzi devo dire che siamo in presenza di due eccezioni: si tratta infatti di libri molto belli, dignitosissimi, all’altezza dei lavori musicali dei due. Facchinetti e D’Orazio sono artisti eclettici, a tutto tondo.

Il primo in ordine cronologico è il romanzo di Facchinetti. Questi ripercorre la vita di Rita, detta “Katy” per il suo amore verso i Pooh e per la sua tentata fuga da casa, quando aveva la stessa età dell’omonima protagonista della canzone. Ogni capitolo prende non a caso il titolo da una canzone della lunghissima carriera dei Pooh; una canzone che sembra scritta apposta per la protagonista, che si trova così a vivere in prima persona le storie narrate da Valerio Negrini e Stefano D’Orazio. Rita-Katy conoscerà di persona i suoi eroi e vivrà intensamente varie storie d’amore e d’amicizia che la porteranno a maturare. Si tratta in questo senso di un romanzo di formazione, come pure il romanzo di Stefano (come vedremo). Compaiono nel libro le figure stesse di Facchinetti e di Negrini, ai cui testi-poesie cui ho dedicato un saggio uscito quest’anno per L’Erudita editore (marchio di Giulio Perrone): La poesia dei Pooh.

Nel mio libro ovviamente non ho parlato solo di Valerio, ma anche di Stefano, il secondo poeta dei Pooh (secondo in quanto a quantità, non certo a qualità). Il romanzo di D’Orazio non cita i Pooh, al contrario di quello di Facchinetti. Si tratta in poche parole di una rivisitazione in chiave moderna di Robinson Crusoe: un pubblicitario milanese, Walter Sartori, parte per un viaggio in Polinesia e si ritrova vittima dello tsunami del titolo proprio mentre percorre in barca in solitaria le isole del sud. Naufrago su un’isola deserta insieme a un gatto “clandestino”, Capitano[1], non si perde d’animo e riesce a organizzarsi la vita prima di cogliere al volo la possibilità di fuga grazie a un evento che pone a rischio la sua stessa vita: lo sbarco di alcuni trafficanti d’armi senza scrupoli. Il lieto fine e d’obbligo.

Lo stile di questi due romanzi è molto vicino, come sono vicine le sensibilità dei due autori: semplice, scorrevole e accattivante come le canzoni dei Pooh.

Firenze, 23 ottobre 2022

Bibliografia

Acciai Baggiani M., La poesia dei Pooh, Roma, L’Erudita, 2022.

D’Orazio S., Tsunami, Torino, La corte, 2021.

Facchinetti R., Katy per sempre, Milano, Sperling & Kupfer, 2020.


[1] Da gattofilo qual sono ho trovato commovente la scena in cui Walter salva la vita al suo amico felino, quando questi ha ingerito delle bacche velenose.

Fratello panico

Di Massimo Acciai Baggiani

Già quattro sono i libri letti dell’amico Marco Roselli: i romanzi del ciclo di Grunno, Le quattro rune e, ultimo (per ora), Fratello panico: psicopatologia della vita quotidiana, un’opera del 2015 fortemente autobiografica. Come suggerisce il titolo, si parla di un problema comune a diverse persone, di cui soffre l’autore stesso. Ma cos’è un attacco di panico? Si tratta di una condizione di ansia estrema che porta a temere per la propria vita. Breve ma intensissimo, l’attacco di panico può colpire in qualsiasi momento, senza una ragione apparente. Ne soffre anche una mia cara amica e confesso di non averlo mai compreso così bene fino al momento di leggere il libro di Marco; la descrizione che ne fa è vivida ed efficace. Marco ci parla della propria vita, del trauma causato dal suicidio del padre, quando era ancora molto giovane, del disagio nell’assumersi le responsabilità della famiglia, del lavoro in fabbrica non soddisfacente e di tante altre difficoltà incontrate lungo il percorso, fino al primo terribile attacco di panico, su un treno. Qui comincia la battaglia contro questo disturbo infido: una battaglia portata avanti con grande coraggio, fermezza e intelligenza. Lo ha aiutato certo la scienza medica, ma anche la fede religiosa ha avuto un ruolo di rilievo, insieme all’amore per la natura e per la sua terra casentinese (a cui, come chi mi conosce sa, sono molto legato anch’io). Nella premessa Marco mette le mani avanti con grande umiltà, dichiarando di non essere uno scrittore: in questo non mi trova d’accordo, Marco Roselli non solo è uno scrittore, ma è uno bravo. Lo ha dimostrato nei suoi libri di fiction e lo conferma in questo testo in cui parla di sé: un libro che nelle intenzioni dell’autore può aiutare chi si trova in una situazione simile, ma che a mio parere risulta interessante anche per chi ha disturbi più leggeri (come nel mio caso) o, beato lui/lei, non ha mai sofferto d’ansia a livello patologico. Una grande sofferenza, come afferma anche il buddismo (sì, io sono buddista) può essere una grande opportunità di crescita umana: questo secondo me il messaggio più importante che si può ricavare da questa preziosa lettura.

Firenze, 16 ottobre 2022

Bibliografia

Roselli M., Fratello panico, Arezzo, Edizioni Helicon, 2015.

Intervista ad Antonella Bausi

A cura di Massimo Acciai Baggiani

In attesa della presentazione del libro di Antonella Bausi “Pillole fiorentine” (Setteponti edizioni, 2022), mercoledì 12 ottobre 2022 (ore 18) presso la libreria Salvemini di Firenze, una breve intervista all’autrice rilasciata tramite mail. Ringrazio Antonella per la disponibilità, ci vediamo dal vivo il 12.

Ci puoi parlare della genesi del libro?

Il libro nasce dalla mia passione per Firenze, una passione a 360 gradi. Firenze non è solo storia, o meglio, la storia a Firenze pervade ogni campo. Io ho voluto, come ho scritto pure nella premessa, raccontare episodi, che magari molti conoscono, ma che forse sono stati messi da una parte e raccontarli in un certo modo, come dei piccoli schizzi che servono a dare subito un colpo d’occhio alla vicenda, ovviamente un colpo d’occhio esaustivo.

L’idea è partita da una serie di post che avevo pubblicato nei gruppi che si occupano di Firenze e di storia fiorentina, vista l’accoglienza che questi racconti ricevevano. Ovviamente, ho dovuto riadattare i post perché ciò che va bene per facebook non può andar bene per un libro.

Qual è il tuo rapporto con Firenze?

Il mio rapporto con Firenze è viscerale e risale diciamo così, alla notte dei tempi, o meglio al momento in cui mio padre ha iniziato a portarmi a giro per la città ed a narramene le storie… le storie, non la storia, sia chiaro, perché ai bambini devono essere narrate le storie, che poi essi, crescendo riusciranno ad organizzare sistematicamente in appositi luoghi spazio/temporali.

Credo che l’amore che provo per Firenze, lo si ritrovi facilmente in ogni mio scritto, un amore che non è cecità, ma fatto di obbiettività e constatazioni vere, non di fantasie di bambina.

Quali sono secondo te i vizi e i pregi dei fiorentini di oggi e di ieri?

Il fiorentino, ed io mi ci metto dentro, si sente sempre Il Migliore, è innegabile. D’altronde cresci in mezzo alla bellezza, da quando hai l’età per comprendere ti senti ripetere che mai in nessun luogo ‘è stata una fioritura d’ingegni così grande, è normale che ci si senta la quint’essenza del mondo. Quindi direi che siamo orgogliosi, un po’ spocchiosi, portiamo avanti questa nostra superiorità culturale come un mantello prezioso e… sì… guardiamo gli atri un po’ dall’alto in basso. Inoltre siamo, rissosi, polemici, in guerra sempre tutti contro tutto, e non per nulla Bargellini era solito dire che per mettere d’accordo i fiorentini ci vuole una calamità che allora diamo il meglio di noi stessi in fatto di altruismo e cooperazione, poi passato il momento…si ritorna a questionare su tutto. Probabilmente è il DNA etrusco…

Poi c’è questo maledetto vizio di prendere in giro gli altri, specialmente chi non è pronto di lingua e di cervello, ma per forza, sappiamo di essere intelligenti e ciò ci fa diventare ingiusti

Anche in passato i fiorentini sono stati tacciati di ogni vizio… lussuriosi, avari, superbi, almeno stando a ciò che dice Dante, ma io credo che davvero si abbia sempre avuto in noi la tendenza al bello, al sublime, unita a certi altri impulsi meno nobili e da qui forse viene la nostra unicità.

È possibile colmare il gap culturale che ci separa da persone vissute in un passato così remoto e comprenderne a fondo il pensiero e la visione del mondo?

Il gap culturale, credo sia impossibile colmarlo, ma comprenderne certe visioni del mondo, beh si può tentare di farlo, anzi è necessario, altrimenti si rischia di giudicare con un metro che non è quello giusto. Nessuno di noi ha adesso una visione teocentrica, l’illuminismo e la rivoluzione scientifica hanno cambiato per sempre il nostro modo di vedere le cose e certi comportamenti sociali sono adesso stigmatizzati, quindi io credo che ogni personaggio storico ed ogni episodio storico vadano collocati nel loro momento. 

Nel libro fai spesso riferimento a Dante e alla Commedia: qual è il tuo rapporto con la figura del grande Poeta?

Dante, è entrato a far parte di me, fin da quando ero piccola. Sicuramente perché nella mia famiglia era, per così dire di casa, vuoi per gli studi fatti, vuoi perché Dante ha sempre fatto parte del bagaglio culturale di noi fiorentini, anche di quelli delle classi più umili.

Mio padre era solito citare Dante ad ogni piè sospinto e nei nostri giri cittadini, era solito leggermi le lapidi che ne riportavano le terzine ed ovviamente spiegarmele.

Quindi per me non è stato affatto uno sforzo comprenderlo e quando l’ho affrontato a scuola, ero già, per così dire in confidenza con lui e con la sua vita.  

Perché ci sono tanti fiorentini all’inferno?

Proprio perché i fiorentini erano ricchi (è il caso di dirlo) di quei peccati che Dante, e la morale del tempo, tanto stigmatizzava. Inoltre molti di quelli che si trovano all’inferno non erano precisamente molto amati dal poeta che si è tolto la soddisfazione di metterli lì, trovando anche il modo di pronunciare tremende invettive contro la sua città tanto amata, ma anche tanto esecrata.

Ovviamente ci sono anche persone care a lui, come Brunetto Latini, ma allora la sodomia era vista come un vizio capitale e Firenze era famosa per esserne una delle sedi.

Se fosse possibile viaggiare a ritroso nel tempo con la macchina di Wells, visiteresti di persona la Firenze del passato? Quale epoca sceglieresti?

È difficile scegliere, ogni epoca ha il suo fascino… certo una puntata nella Firenze di Dante o del Magnifico Lorenzo, sarebbe una splendida esperienza.

Ci puoi dire qualcosa anche del tuo precedente libro sulla famiglia degli Abati?

Il libro sugli Abati, è stata una ricerca su un qualcosa di sfuggente, e siccome sono testarda, mi sono incaponita nella ricerca, riuscendo a togliere la polvere ad una famiglia antichissima, ma non troppo onesta e quindi condannata alla damnatio memoriae. E sono contenta se un po’ di luce su di loro è stata fatta, anche perché è ormai sicuro che essi siano il casato materno di Dante.

Progetti per il futuro?

I progetti sono… a breve l’uscita del prossimo libro “Pillole Medicee”, bozzetti su molti personaggi della famiglia Medici, un altro libro che si dovrebbe intitolare “Passeggiate fiorentine”, dove ad ogni luogo è collegata una o più storie cittadine e poi un libro sulle donne di casa Medici, visto però dalla parte femminile.

Un racconto da Campo di Marte

Di Massimo Acciai Baggiani

Ho ricevuto di recente in dono un libro che raccoglie diciotto racconti ambientati nel quartiere fiorentino di Campo di Marte: a regalarmelo è stata l’amica e collega scrittrice Milena Beltrandi, nonché mia allieva al laboratorio di scrittura che tengo al Torrino di Santa Rosa [1]. Il suo racconto è proprio quello che, per ordine alfabetico, apre la raccolta, ed è una stupenda apertura: l’autrice ci porta indietro di sette decenni, al 1954, in un quartiere certo molto diverso da quello attuale. Nel dopoguerra è ambientata questa deliziosa storia di sport e di amicizia che ripercorre la nascita di una squadra di ragazzi che si è dato il nome di “I temerari di Campo di Marte”. Un nome che è tutto un programma. Con stile accattivante e con la consueta cura dei dettagli e della ricerca storica che caratterizza la sua scrittura, Milena evoca un tempo lontano e allo stesso tempo vicino al nostro sentire, con personaggi che non possono non catturare la nostra simpatia. Brava Milena!

Firenze, 28 settembre 2022

Bibliografia

AA.VV., A Firenze Campo di Marte, Roma, Edizioni della Sera, 2022.

AA.VV., I nostri lunedì al Torrino, ilmiolibro.it, 2022.


[1] In un altro quartiere di Firenze, quello di San Frediano, dal laboratorio è nato anche un libro che raccoglie prose e poesie dei partecipanti, compresa naturalmente la nostra Milena.

Una strana alleanza

Di Massimo Acciai Baggiani

Il nome di Marco Roselli non mi era nuovo, avevo già letto e recensito un paio di suoi libri scritti insieme a Giovanni Brami (Il favoloso viaggio di Grunno e Avidion), quindi quando trovai un suo romanzo nello scaffale del libero scambio lo presi senza indugio e fu una buona cosa: si trattava de Le quattro rune, un libro di una decina di anni fa, avvincente e con un messaggio importante. L’autore segue la vicenda umana di Antonio, il protagonista, e del suo cambiamento da manager senza cuore a persona altruista e spirituale: senza nulla togliere al libero arbitrio di Antonio, questi viene guidato e assistito nel suo percorso niente meno che dagli antichi dèi nordici, in particolare dal supremo Odino, il quale ha stretto una curiosa alleanza con Gesù Cristo, che attraverso la storia di Antonio trova un nuovo motivo per non abbandonare l’Umanità alla propria follia autodistruttrice. La nuova rinascita di Antonio, alla fine di una via di grande sofferenza e pericolo di morte, fa tirare un sospiro di sollievo al lettore e fa chiudere il libro con un senso di dolce speranza.

Firenze, 24 settembre 2022

Bibliografia

Roselli M., Le quattro rune, Firenze, L’Autore Libri, 2011.

Nuove avventure per Grunno

Di Massimo Acciai Baggiani

Chi è Grunno? Difficile dare una definizione chiara di un personaggio così sfuggente, di animo infantile, dispettoso, a tratti egoista, ma che finisce per fare la cosa giusta e schierarsi dalla parte del bene nella eterna lotta con il male, tema che sta alla base di questo nuovo libro scritto a quattro mani da Marco Roselli e Giovanni Brami, già autori de Il favoloso viaggio di Grunno. Li conobbi qualche anno fa, durante la sagra del tortello alla lastra di Corezzo: presentavano allora il primo libro in cui compariva questo curioso personaggio[1], libro che mi hanno regalato e che ho poi recensito; li ho rivisti quest’estate, sempre alla solita sagra, con il sequel arricchito dalle bellissime illustrazioni a colori del misterioso mUmUt.

Avidion è, oltre al titolo del secondo capitolo della saga dell’Atlante leggendario delle Foreste Casentinesi, il demone dell’inquinamento, che nasce appunto dall’avidità smisurata dell’uomo, dal suo disinteresse alle sorti dell’ambiente in cui vive (e di conseguenza anche alle proprie sorti, legate a quest’ultimo: non esiste un pianeta B). Schierati contro gli inquietanti e puzzolenti demoni, che mirano a rendere la Terra un posto invivibile, c’è un esercito di improbabili personaggi (oltre a Grunno e all’amica Gocciolina), perfino un gruppo di rifiuti guidati da un agguerrito Capitan Scontrino, felice e spassosissima invenzione del duo che ricorda l’umorismo surreale di Stefano Benni. Ci sono anche personaggi presi a prestito da altre fiabe, come i famosi musicanti di Brema, riciclatisi come agenzia investigativa, poi ancora piante parlanti, lupi, orsi, cervi, una versione strampalata di Einstein: tra atti di eroismo e tradimenti si arriva infine alla Grande Battaglia, il cui esito è solo provvisorio.

Scenario di questo scontro epico, che trova il suo epilogo nella piana di Campaldino, teatro di un ben più famoso scontro, avvenuto nella realtà, è il Casentino, in particolare quella parte che era rimasta fuori dai pellegrinaggi di Grunno nel primo libro: Soci, Monte Falco, Cetica, Raggiolo, Pratariccia e molti altri luoghi. Un romanzo intelligente, per grandi e piccini, geniale, attualissimo, spassoso, con molti messaggi importanti di saggezza e buon senso, da leggere tutto d’un fiato e da meditare perché, come sta scritto in quarta di copertina, «il demone dell’inquinamento si combatte con il coraggio, l’amore, l’ingegno e anche con la fantasia».

Firenze, 21 agosto 2022

Bibliografia

  • Acciai Baggiani M., Baggiani P., Magnelli I., Cercatori di storie e misteri, Firenze, Porto Seguro, 2019.
  • Roselli M., Brami G., Atlante leggendario delle Foreste Casentinesi: Il favoloso viaggio di Grunno, Bibbiena, Fruska, 2018.
  • Roselli M., Brami G., Atlante leggendario delle Foreste Casentinesi: Avidion, Bibbiena, fuorionda, 2022.

[1] Mentre io presentavo, in quegli stessi giorni, il mio libro sul Casentino Cercatori di storie e misteri.

Mini recensioni

Di Bruno De Filippis

  1. Cheronea

Cheronea non è un libro

Cheronea non è un libro, è un biglietto per partire ed andare fuori dal mondo, in un luogo dove tutto è uguale ma diverso, il matrimonio non è fondato sul sesso, si crede nella religione del progresso e la tecnologia è utile agli uomini più di quanto non fosse, in passato, la schiavitù altrui. Eccellente ed avvincente. Si legge tutto di un fiato.

  • Anchorage

Oltre i confini della piccola parte di realtà che percepiamo

I romanzi che catturano la fantasia del lettore, come le storie della vita, non finiscono mai. Vi è sempre qualcosa di irrisolto, un seguito da raccontare, un “dopo” da disvelare. A questa logica non poteva sottrarsi Cheronea, il primo libro dell’autore Bruno de Filippis. Oltre ad essa, lo imponevano i personaggi stessi, i quali ormai, grazie all’intensità ed alla piacevolezza della prima vicenda, avevano vita propria e pretendevano di continuare ad esistere. Ecco così “Anchorage, Vivere per sempre”, che riparte da dove Cheronea si era concluso e riprende le vicende di Terra 2, il mondo supertecnologico dove la scienza rende possibile tutto ciò che in passato poteva ottenersi solo con la magia, ma apre una finestra anche su Terra 3, dove è in pieno svolgimento un capitolo dell’eterna lotta tra conservatori e progressisti e dove le figlie di Carla (eroina del primo libro), non più bambine, si trovano coinvolte in prima persona. Un libro agile, dallo stile televisivo, che si legge tutto d’un fiato e che, nelle pieghe dell’avventura, cela complesse problematiche sociali, politiche e religiose.

  • TOBA La prima sconfitta della morte

Da leggere

L’umanità ha un nemico, che è nemico di tutto ciò che respira, si muove, prova sensazioni. Può definirsi “non essere”, nulla o entropia ed è implacabile nell’opporsi agli sforzi dell’uomo. Una delle sue armi più efficaci è la morte. Ma, anche per quella, La scienza può trovare rimedi. Replicando il DNA della Turritopsis nutricula, nota come medusa immortale, che quando è giunta la sua ora scende sul fondo del mare e si rigenera, si può dare agli umani la possibilità di vivere una seconda volta. In un mondo i cui abitanti godono di questa possibilità, la prima vita viene vissuta per fare esperienze e la seconda (e ultima) per vivere davvero. Il professore Claudio, già protagonista di mille avventure, entra in questo mondo nel corso di un suo involontario viaggio, che parte da un lontano passato e lo conduce verso un presente potenzialmente catastrofico, tra colpi di scena e vicende umane di invidia, gelosia e amore. Un libro travolgente, da leggere a tutti i costi.